Anticorpo diretto contro l’antigene precoce (EA-D)
Per la diagnosi della mononucleosi gli esami del sangue sono indispensabili per ricercare gli anticorpi del virus di Epstein-Barr, e tra questi bisogna far attenzione a rilevare l’anticorpo diretto contro l’antigene precoce (EA-D) che si evidenzia nel corso della fase acuta dell’infezione mentre tende a scomparire con il passare del tempo. Va specificato che la quantità di anticorpi presenti nell’organismo del paziente infettato dal virus della mononucleosi non è proporzionale alla gravità né alla durata dell’infezione virale. L’esame degli anticorpi EBV viene di solito richiesto dal medico se l’ammalato presenta le caratteristiche manifestazioni del quadro clinico della mononucleosi quali: febbre, mal di gola, affaticamento, infiammazione e gonfiore dei linfonodi, ingrossamento della milza. Gli anticorpi attivi con l’EA sono un segno clinico che indica che nel corpo del soggetto vi è un’infezione attiva, in genere l’antigene precoce si riduce fino a scomparire dopo 3-6 mesi, una percentuale non troppo alta di pazienti infettati dal virus di Epstein-Barr continuerà a produrre una certa quantità di anticorpi anche anni dopo che l’infezione virale si è risolta.
Gli altri anticorpi che vengono esaminati
Durante l’infezione da EBV, l’organismo produce altri anticorpi che possono venir controllati quando si esegue il test per il virus di Epstein-Barr, si tratta principalmente dell’anticorpo IgA all’antigene del capside virale (VCA-IgA), che compare per primo dopo l’aggressione del virus e scompare dopo 4-6 settimane; un secondo anticorpo che viene monitorato è l’IgG dell’antigene precoce ristretto (EA-R IgG) il quale appare nel paziente durante l’infezione acuta, in seguito alte concentrazioni dell’anticorpo si registrano per 2- 4 settimane per restare presente per tutta la vita nell’organismo. Anche l’anticorpo diretto contro l’antigene nucleare di Epstein-Barr (EBNA) va segnalato nel contesto infettivo del virus della mononucleosi: esso non compare finché l’infezione acuta non è risolta, mentre è possibile rintracciarlo a distanza di qualche mese dopo l’infezione iniziale (2 a 4 mesi) e rimane presente nel corpo del paziente per tutta la vita.